AIDANEWS

18.03.2005

Venezia, 17 marzo 2005

La sua pittura aveva provocato una certa impressione gia alla Biennale del 1997, quando aveva esposto nel padiglione della Russia. In quel ciclo di dipinti - significativamente titolato "Cronaca criminale" - Maxim Kantor (Mosca 1956*) affrontava gli sconvolgimenti sociali ed economici che la caduta del muro di Berlino aveva provocato nel suo Paese. Dichiarando anche allora una particolare attenzione all'uomo ed al suo destino, spesso solo vittima inconsapevole di quei mutamenti politici. Affermando dunque il suo voler essere un "artista impegnato", come si diceva una volta, partecipe cioe, attivamente, dei piu importanti eventi sociali e culturali del suo tempo.
Questo atteggiamento di Kantor appare adesso perfino accentuato nei suoi piu recenti lavori ora esposti in una grande mostra (aperta fino al 17 aprile), allestita alla Fondazione Querini Stampalia, e che verra proposta anche da altri importanti musei europei. Presenta in questa occasione 30 dipinti, quasi tutti di grandi dimensioni, e 70 acqueforti titolati nell'insieme "New Empire", ispirati cioe a quello che lui vede come il nuovo impero occidentale contemporaneo. Straordinario appare in mostra il ciclo delle acqueforti, esplicite gia nei titoli, dure e taglienti, impietose e violente, tanto da sembrare incise con la punta di un coltello. Delineano il percorso della mostra che viene pero scandita ad intervalli dalle "stazioni" determinate dai grandi dipinti, aggressivi e coinvoltenti, realizzati con un linguaggio che potremmo definire espressionista, esaltando cioe le specifiche qualita evocative del colore. Importante e tuttavia notare l'atmosfera di drammaticita che avvolge le immagini di Kantor quando dipinge ad esempio i "Genitori" (2002), con le due figure distanti e silenziose, estranee, come sopraffatto da avvenimenti di cui non comprendono il senso.
O quando immagina "Tredici cani randagi" (2203) che si muovono in circolo in una luce irreale ed allucinante. E, ancora, allorche immagina la figura di "Papa Giovanni Paolo II" (2003-04), sofferente e preoccupato, che sovrasta una folla confusa di persone. Straordinaria infine e l'intensita ideativa ed esecutiva di un "Autoritratto con la paletta" del 2003, nel quale il pittore immagina se stesso in una sorta di identificazione con la pittura, confermando una identita che e, allo stesso tempo, nell'uomo e nell'arte.

*1957